A volte sono persuaso dall'idea che politici ed economisti stiano spendendo tutte le loro energie per inscenare il primo, e forse ultimo, tentativo di suicidio collettivo dell'umanità.
Ma forse c'è un'altra spiegazione per la scelleratezza delle odierne politiche economiche.
Gli esseri umani popolano un pianeta di dimensioni finite, con una disponibilità di risorse limitata.
L'impatto antropico dovuto alle loro attività è così elevato da spingere oltre 15.000 scienziati a firmare un accorato appello nel quale s'invita l'umanità ad invertire la rotta, prima che sia troppo tardi. Ma come se niente fosse, gli “esperti” esultano perché per il 2018 si prevede una crescita del PIL mondiale pari al 4%.
Io sinceramente mi chiedo che cosa ci sia da festeggiare.
Io sinceramente mi chiedo che cosa ci sia da festeggiare.
La temperatura globale aumenta, gli animali si stanno estinguendo, l’inquinamento peggiora e con esso aumenta l’incidenza delle malattie, nel mentre, gli economisti celebrano la crescita dell’economia, pur sapendo che ciò comporterà un maggior inquinamento, un ulteriore incremento delle malattie ed una minore sostenibilità.
Che si continui pure a correre sempre più veloci proseguendo su questa strada, ma prima o poi ci si scontrerà con le conseguenze della propria stupidità. E l'impatto sarà violento, perché si dovranno pagare gli effetti cumulati in anni ed anni di abusi ecologici.
Affinché questo scenario non si verifichi, ho deciso di dare un piccolo contributo, cercando di guardare al futuro di un'umanità di dormienti che sembrerebbe preferire l'estinzione al risveglio.
A tal fine, analizzerò in modo qualitativo cosa potrebbe accadere qualora gli Stati continuassero testardamente a far crescere le loro economie, ignorando la finitezza della Terra.