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giovedì 29 gennaio 2015

L'ipocrisia del culto dei morti all'interno di una società che non rispetta neanche i vivi


Tratto dal saggio L'illusione della libertà, bestseller di Amazon nella categoria sociologia. Disponibile anche in download gratuito al seguente indirizzo.

Ci sono due punti fissi che accomunano tutti gli esseri viventi: il primo è la nascita, che si colloca nelle prime fasi dell'esistenza, ed il secondo è la morte, posta a conclusione della parabola della vita. 

Possiamo affermare di essere polvere di stelle che ha acquisito la consapevolezza della propria esistenza per mezzo di un'azione sintropica, anche se questa stupefacente capacità durerà solamente per un lasso di tempo limitato, ovvero fin quando la ribellione al disordine che consente la vita cesserà a causa dei colpi letali sferrati dal secondo principio della termodinamica. 

Con la morte perderemo la consapevolezza della nostra esistenza tornando ed essere polvere di stelle, ma l'informazione della nostra esistenza continuerà a propagarsi, e il nostro ricordo vivrà, perlomeno fin quando altri esseri umani avranno memoria delle nostre gesta o del nostro pensiero.
  
Quando gli artisti creano opere d'arte, i pensatori scrivono libri ed i matematici dimostrano teoremi, è come se ambissero all'immortalità per mezzo del ricordo degli esseri umani che avranno modo di vivere sulla Terra.

Il concetto di morte non è soltanto una spinta creativa esercitata in virtù della conquista di un surrogato dell'immortalità terrena, ma è anche dolore e sofferenza per chi sopravvive alla perdita dei propri cari.

In ogni società si sono sviluppate forme di culto relative alle persone che non ci sono più.

Noi occidentali le immaginiamo ancora vive, in un certo senso, in una sorta di paradiso metafisico ed illusorio.

I sentimenti di affetto e amore che contraddistinguono gli esseri umani, uniti alla paura di sparire nel nulla, contribuiscono alla manifestazione di questo fenomeno sociale. 

Siamo abituati fin da piccoli a partecipare ai riti funebri organizzati dagli stregoni della Chiesa Cattolica e dedichiamo un giorno all'anno, il 2 novembre, alla commemorazione dei defunti.

Eppure ci ricordiamo veramente del valore del tempo della vita solo quando esso svanisce; riconosciamo l'importanza del rispetto della morte, ma tendiamo ad ignorare il rispetto della vita.

venerdì 16 gennaio 2015

Il terrorismo non si combatte con la forza, ma con il benessere e la cultura.



Mercoledì 7 gennaio 2015 due individui armati di kalašnikov sono riusciti ad entrare nella sede del giornale satirico parigino Charlie Hebdo e hanno aperto il fuoco al grido di "Allahu Akbar" ("Allah è grande / Allah è il più grande"). 

Nell'azione hanno perso la vita 12 persone, tra le quali Stéphane Charbonnier (Charb), direttore e disegnatore del Charlie Hebdo, ed il noto economista Bernard Maris, professore all'Università di Parigi nonché consigliere generale della Banque de France. 

La Francia è scossa: si tratta del più grave attentato terroristico avvenuto sul territorio nazionale dal 1961. Solidarietà e condanne non tardano ad arrivare, sia da parte del popolo, che dai principali esponenti di organizzazioni e partiti politici; a livello mondiale il grido comune è: «je suis charlie». 

Ben presto il dramma si trasforma in una ghiotta occasione per il potere: immancabilmente i mass media sfruttano l'evento per aumentare lo share, attuando tutte le strategie necessarie per ottenere il “nobile” obiettivo di formare l'opinione pubblica. 

Noti personaggi iniziano a parlare di una guerra condotta da parte dell'Islam nei confronti dell'Europa; alcuni arrivano ad affermare che si tratta dell'inizio della terza guerra mondiale. L'Islam estremista deve essere fermato prima che sia troppo tardi; le misure di sicurezza devono essere aumentate per la salvaguardia della libertà, s'intenda! 

Ma qual è la verità sull'attentato? Difficile a dirsi, i mass media da sempre diffondono la versione che fa comodo al potere, quella che in seguito diverrà la verità ufficiale, ma che raramente coincide con la realtà. Possiamo comunque effettuare alcune riflessioni.

L'economia del dono: “solo per l'amore di farlo”.

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«Questo sono io, e queste sono tre persone, a cui darò il mio aiuto; ma dev'essere qualcosa di importante, una cosa che non possono fare da sole, perciò io la faccio per loro... e loro la fanno per altre tre persone... siamo a nove... ne aggiungo tre a ognuno... » (Trevor McKinney, presenta alla lavagna la sua idea per la società, nel film "Un sogno per domani")

Vorrei parlavi di un progetto che può essere molto efficace per passare da un mondo fatto di mercato e competizione ad una realtà di condivisione e collaborazione, una visione ben più auspicabile per il nostro futuro.

Si tratta di non vivere più l'economia in modo “passivo”, ma di essere soggetti “attivi” e partecipi. L'idea riguarda lo scambio solidale di lavoro, strumenti e spazi.

domenica 4 gennaio 2015

Il tramonto e il fenomeno dello scattering di Rayleigh.


Tramonto fotografato in Umbria, 2 gennaio 2015.

Ho avuto la fortuna di poter immortalare un tramonto spettacolare, le cui tinte riportano alla mente i capolavori di William Turner, l'artista che pose le basi per l'impressionismo.

Il fenomeno è durato pochi minuti, giusto il tempo di scattare qualche fotografia, fin quando Aton, eclissandosi all'orizzonte, ha concesso alla dea Nyx di giungere nel regno dei mortali.

Ma com'è possibile che il cielo si trasformi in un'opera d'arte degna d'essere impressa su tela dal miglior Monet? Che l'onnipotente dio dei cristiani si sia divertito a tinteggiare il cielo? No, sì tratta d'un noto fenomeno fisico, conosciuto con il nome di “scattering di Rayleigh”.