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sabato 28 marzo 2015

10 argomentazioni (controvertibili) che proverebbero l'esistenza di Dio.


Tratto dalla raccolta di saggi semiseri intitolata Anche il Papa è ateo!, disponibile in formato cartaceo e digitale, anche in download gratuito!

1) L'argomento dell'indottrinato: io sono convito che Dio esiste, quindi Dio esiste.

«Non è una strana coincidenza? Quasi tutti hanno la stessa religione dei genitori. E guarda a caso è sempre la religione giusta. Le religioni funzionano in famiglia. Se fossimo stati educati nella Grecia antica staremmo tutti ad adorare Zeus e Apollo. Se fossimo nati Vichinghi staremmo ad adorare Wotan e Thor. Come siamo giunti a questo? Attraverso l'indottrinamento dell'infanzia». Richard Dawkins

Tutti i membri di ogni professione religiosa sono intimamente convinti che la divinità in cui credono esista.

Ma perché credono esattamente nell'esistenza delle divinità della loro religione e non in quelle delle altre professioni religiose presenti, passate o che siano umanamente concepibili?

Se sei cattolico credi in Dio, e non nelle divinità degli altri, perché sei nato in un certo luogo del mondo e in un dato periodo storico piuttosto che in un altro, e non perché il tuo dio sia più reale di quello delle altre professioni religiose.

Guarda caso nessun dio è mai sopravvissuto alla morte di tutti i suoi fedeli.

L'unica vera differenza tra Dio, Zeus, Odino, Amon-Ra, Vishnu, l'Invisibile Unicorno Rosa e il Mostro degli spaghetti volante, consiste nell'indottrinamento e nei condizionamenti sociali subiti dai membri dei rispettivi culti.

Non a caso la Chiesa Cattolica è ben attenta ad intervenire nella formazione dei bambini, proprio nel periodo in cui le giovani menti sono più indifese e malleabili.

Ma se si vuole ottenere un buon risultato, i processi mentali atti ad instillare e mantenere in essere la creduloneria devono essere estesi a tutte le fasce d'età.

Per questo motivo esistono i vari rituali con cadenza periodica, come le classiche stregonerie che avvengono la domenica mattina, e gli stregoni partecipano ben volentieri alle trasmissioni televisive.

La stessa cosa era, ed è, ben nota ai vertici dei sistemi di potere del passato, e del presente, i quali, per instillare la fede nel Partito Dittatoriale di turno, cominciavano ad agire proprio sulla formazione scolastica.

Un classico esempio è rappresentato dai giovani Balilla o dalla gioventù Hitleriana, ma anche oggi, mutatis mutandis, le medesime dinamiche avvengono con l'ideologia Europeista e quella del libero mercato, perché una qualsiasi dottrina ideologica, che ricorre a presunte verità dogmatiche, necessita anche d'incalzanti processi di condizionamento per essere accettata e quindi attuata con il consenso delle masse.

Il fatto che ci si riferisca a questi processi con i termini di propaganda, nel caso della politica, o d'indottrinamento, nel caso della religione, non fa alcuna differenza: la strategia consiste nel diffondere una visione acritica nei confronti di un certo insieme di valori e presunte verità, che devono essere accettate.

Il fine, consiste nel mettere in atto una dinamica di controllo sociale volta alla legittimazione d'un potere elitario.

Ciò significa che il credente è fermamente convinto che il suo dio esiste perché è stato indottrinato, non perché dio esiste realmente.

Similmente l'ideologia europeista e quella economica neoliberista sono predominanti, non perché realizzino il benessere degli esseri umani (infatti l'evidenza empirica ci dice esattamente il contrario), ma a causa della formazione scolastica, universitaria e per colpa della continua propaganda che avviene attraverso i mass-media, con tutta la loro nutrita schiera di giornalisti e pennivendoli asserviti al sistema.

Ci si può convincere quanto si vuole che il neoliberismo conduca al benessere, ma la nostre convinzioni devono fare i conti con la realtà. E ciò vale anche in ambito religioso.

Per quanto un essere umano possa credere fermamente nell'esistenza di «un cane che parla perfettamente l'inglese dal suo didietro» (cit. Paulos) quel cane non esisterà, perché la creduloneria non implica l'esistenza fisica dell'oggetto della fede, né tanto meno la fede politica può implicare l'effettiva bontà della propria ideologia (europeista), dal momento che nel nostro universo i cani non parlano dal loro didietro ed oggi in europa vivono oltre 120 milioni di poveri, senza contare che la maggior parte dei lavoratori non sono altro che dei moderni schiavi.

2) L'argomento del creazionista: Dio ha creato l'uomo, quindi Dio esiste.

«Gli uomini creano gli dèi a propria immagine, non solo riguardo alla loro forma, ma anche al loro modo di vivere».  Aristotele

«L’uomo si crea un Dio a propria immagine, e ogni Dio invecchia insieme con gli uomini che lo hanno creato». David Herbert Lawrence

I cattolici creazionisti affermano che Dio ha creato l'uomo, quindi, commettendo una petizione di principio, concludono che Dio esiste.

La suddetta fallacia, si ha in quanto ciò che s'intende dimostrare, ovvero l'esistenza di Dio,  viene tacitamente dato per assodato all'interno del ragionamento che il credente intende impiegare per dimostrare la sua tesi.

E pur volendo ignorare la logica, non ci sarebbe via di scampo!

La scienza, infatti, ha ormai smentito con forza la tesi creazionista: l'uomo non è stato creato, si è evoluto.

Così, purtroppo, si rivela falsa anche la premessa e non solo il ragionamento!

Affermare che Dio è venuto prima dell'uomo, è come dire che Spiderman sia esistito prima di Stan Lee e Steve Ditko, che sono i suoi ideatori.

Non è Dio che ha creato l'uomo, semmai il contrario, è l'uomo che ha creato Dio, a sua immagine e somiglianza, per giunta!

Le divinità sono dei parti della fantasia umana, non il contrario.

Senza un'umanità che ipostatizzasse concetti e qualità (ipostatizzare significa astrarre dalla realtà fenomenica concetti, qualità etc rendendoli per sé sussistenti) nessun essere immaginario sarebbe mai stato concepito.

Ed anche in nostra presenza, ogni essere immaginario continua ad essere una concezione e quindi, al limite, a vivere nel mondo metafisico delle idee, ma non in quello della realtà.

Quando concepiamo un Tarta-sauro volante, egli non esiste nel mondo reale, ma in quello della nostra immaginazione, perché convincersi che un essere immaginario esista non implica la sua esistenza nel mondo reale.

Se così non fosse, l'universo dovrebbe pullulare di esseri immaginari da noi concepiti, di cui però non abbiamo alcuna evidenza empirica.

Ciò non significa che il Tarta-sauro volante non esista effettivamente da qualche parte nell'universo.

Ma anche in questo caso, non v'è neanche l'ombra d'una mezza evidenza empirica a supporto della sua esistenza.

Ciò porta ogni individuo dotato di buon senso a sostenere che, con elevata probabilità, il Tarta-sauro volante non esiste.

La medesima argomentazione continua a sussistere anche per la concezione di Dio.

3) L'argomento della minoranza: gli atei sono in minoranza, perciò si sbagliano, quindi Dio esiste.

«Quando mi è stato chiesto se ero ateo, mi sono divertito a sottolineare che chi mi rivolgeva la domanda era a sua volta ateo nei confronti di Zeus, Apollo, Amon-Ra, Mitra, Baal, Thor, Odino, il vitello d'oro e il Mostro Volante degli Spaghetti. In fondo, sono ateo solo nei confronti di un dio in più». Richard Dawkins

I credenti affermano che gli atei sono in netta minoranza, ma le cose stanno esattamente così?

Chi afferma di credere nel suo dio è ateo nei confronti delle divinità delle altre professioni religiose presenti e passate. E spesso nemmeno se ne rende conto!

Ciò detto, dal momento che il credo che vanta più adepti ha un numero di fedeli minore alla metà della popolazione mondiale, ne deduciamo logicamente che a prescindere da quale sia la divinità nella quale si crede, in ogni istante e per ogni scelta attuabile, la maggior parte della popolazione mondiale ritiene che quella divinità non esista!

Ad onor del vero, bisogna fare un'ulteriore precisazione: essere in minoranza non significa necessariamente avere torto.

Il numero di persone che si convince di un certo fatto a proposito dei fenomeni dell'universo non interessa minimamente all'universo, perché (per quanto ne sappiamo oggi) la realtà prescinde dalla nostre convinzioni sulla realtà.

Se tutti credessimo che la Terra fosse ferma e immobile al centro dell'universo con il Sole che gira intorno ad essa, la Terra continuerebbe a fluttuare nello spazio compiendo la sua orbita approssimativamente ellittica con il Sole posto in uno dei due fuochi, e tutto ciò continuerebbe ad avvenire indipendentemente dal «Fermati, o sole, su Gabaon, e tu, luna, sulla valle di Aialon!» (Gs 10, 12) presente nella Sacra Bibbia che, tra l'altro, dovrebbe contenere le Verità di un Dio onnisciente e veridico, che in questo modo, ovvero contraddicendo gli attributi che lo definiscono, dimostra di non esistere.

Come? Ah, certo... i profeti potrebbero aver frainteso, l'interpretazione non è corretta, Dio non dice mica sempre la verità, solo qualche volta (ma non era veridico?)... o quale altra scusa bisognerà adottare per far continuare forzosamente ad esistere un Dio inutile, se non dannoso, per la nostra esistenza?

4) L'argomento dell'empirista: io ho le prove, quindi Dio esiste.

«Se Dio esiste, non c'è bisogno di crederci. Se ci si crede, vuole dire che l'evidenza del suo esistere è morta». Jean Baudrillard 

«Ciò che può essere asserito senza prove concrete può essere anche rifiutato senza prove concrete» Euclide

Molti credenti dicono di essere certi dell'esistenza di Dio perché «hanno delle prove», il che è già di per sé un'eclatante paradosso.

Il fatto che non vi sia nel modo più assoluto alcuna evidenza a supporto dell'esistenza di Dio è tacitamente testimoniato dall'esplicita richiesta di dover credere nella sua esistenza.

Infatti, se esistessero prove oggettive a supporto dell'esistenza di Dio non sarebbe necessario alcun atto di fede.

Non sto parlando di convinzioni soggettive, del tipo «io lo sento», «io l'ho visto», «io ci parlo», che potrebbero condurre in manicomio qualsiasi persona che ammettesse la stessa cosa nei confronti di un fantasma, sto parlando di evidenze empiriche, oggettive e di valore universale.

Ma così non è. Infatti, in presenza di prove oggettive, la religione non si chiamerebbe più religione ma scienza, e non ci sarebbe più neanche il bisogno di credere alle evidenze, in quanto tali.

E non solo non esiste alcuna evidenza degna di questo nome, ma non vi è neanche una dimostrazione valida in favore dell'esistenza di Dio.

Ciò rappresenta un fatto del tutto scontato, altrimenti non staremmo neanche qui a discutere, perché non avrebbe alcun senso stabilire la falsità di un risultato matematicamente dimostrato.

Ma possiamo dire ancora di più, a proposito della religione: non solo non ci sono prove o dimostrazioni che reggano ad un'attenta analisi, ma solitamente le argomentazioni portate a supporto dell'esistenza di Dio da parte dei credenti sono accompagnate da assunti arbitrari non necessari e passaggi fallaci, più o meno insidiosi, individuabili da chiunque abbia dimestichezza con la logica e il ragionamento razionale.

Ciò che resta in essere, delle presunte prove a proposito di Dio, è soltanto una personalissima concezione/visione/sensazione che, purtroppo, non ha alcun valore per tutto il resto dell'universo.

Se io dichiarassi di sentire con tutto me stesso la presenza dell'essere divino Zwyxk, creatore di tutte le altre divinità, e di essere convintissimo della sua esistenza perché mi si è manifestato, pur essendo invisibile agli occhi di chi non crede ciecamente in lui, voi che cosa pensereste di me?

E allora, che cosa dovrebbero pensare gli atei dei credenti?

5 L'argomento del biblista: la Bibbia parla di Dio, quindi Dio esiste.

«Con Dio, la cosa terribile è che non si sa mai se non è un trucco del diavolo». Jean Anouilh

«La più grande astuzia del diavolo è farci credere che non esiste». Charles Pierre Baudelaire

Per affermare l'esistenza di Dio i credenti sono soliti ricorrere al supporto delle Sacre Scritture, affermando che tutti i redattori/traduttori/copiatori e interpreti sono stati divinamente ispirati/guidati.

Quindi il messaggio di Dio sarebbe arrivato fino a noi immutato, vero e autentico.

Quei testi, al netto di numerose contraddizioni, storie fantasy, stragi, misoginia e quant'altro, ci dicono che Dio esiste.

Ne consegue, secondo la logica dei cattolici, che Dio esiste, perché loro possiedono un testo ritenuto sacro, che si dice sia stato scritto da persone ispirate da Dio, all'interno del quale c'è scritto che Dio esiste.

Ovvero, dato che il ragionamento è sequenziale e circolare, Dio esiste perché Dio esiste, che è una palese fallacia logica autoreferenziale: la tesi è identica all'ipotesi, facile no?

Ammettendo, per assurdo, che il ragionamento fosse valido, ciò implicherebbe che qualunque essere immaginario che fosse protagonista di un testo che si dice ispirato da quella stessa divinità e nel quale c'è scritto che quell'essere esiste, dovrebbe automaticamente esistere anche nel mondo reale!

Un bel abracadabra logico!

La qual cosa, però, evidentemente non funziona, perché quando scrivo in modo ispirato:

"il Drago-cane-maiale-mucca volante esiste e si nutre di divinità”, intendendo un mostro in carne e ossa assemblato con la testa di un cane, il corpo di una mucca, le gambe di un maiale e le ali di un drago, poi, per fortuna, il Drago-cane-maiale-mucca volante non si manifesta nel mondo reale, pur facendo certamente compagnia a Dio in quello dell'immaginazione, per sua sfortuna!

Vi è poi un'altra questione che vale la pena di sottolineare: come può un credente essere assolutamente certo del fatto che la Bibbia sia stata effettivamente ispirata da Dio e non dal Diavolo?

Se io fossi il Diavolo manipolerei la Bibbia e assumerei le sembianze del Papa, perché in questo modo riuscirei a condurre all'inferno il maggior numero di persone.

Il Maligno non ha bisogno di tentare i non credenti: essi sono già condannati a causa della loro eresia.

Io affermo che il Papa è l'Anticristo: egli incarna l'essenza del male ma si traveste da agnello per ingannare la massa.

Lo diceva pure Gesù Cristo: «Guardatevi dai falsi profeti i quali vengono a voi in vesti da pecore, ma dentro son lupi rapaci. Voi li riconoscerete dai loro frutti». 

E i frutti dei membri della Chiesa non lasciano spazio all'interpretazione: giochi di potere, inganni, furti, speculazioni, torture, omicidi, stupri e quant'altro.

Eppure la Chiesa predica il Verbo divinamente ispirato e contenuto nella Sacra Bibbia.

Pertanto, se quanto appena sostenuto corrisponde a realtà, assumendo come valido l'argomento dei credenti, questi non avrebbero affatto provato l'esistenza di Dio ma del Diavolo, che li starebbe abilmente ingannando per condurli tutti all'inferno!

6) L'argomento dell'ignorante: io sono ignorante, quindi Dio esiste.

«Se l'ignoranza della natura ha dato vita a Dio, la conoscenza della natura è stata fatta per la sua distruzione». Percy Bysshe Shelley

L'argomento dell'ignorante è ironicamente riassumibile così: "io sono ignorante, ergo Dio esiste".

Alcuni credenti, infatti, affermano che siccome esistono fenomeni che "non riusciamo a spiegare" allora Dio esiste, insinuando che la presunta esistenza di questo essere immaginario, per qualche strana ragione, abbia una valenza esplicativa.

Ora, quando non riusciamo a spiegare un fenomeno, innanzitutto è bene pensare che dipenda dalla nostra ignoranza, e che quindi non è necessario che anche tutti gli altri esseri umani non siano in grado di riuscirci;

in secondo luogo, anche ammesso che nessuno sia effettivamente in grado di farlo, ciò non significa che in futuro qualcun altro non ci riuscirà;

se poi la spiegazione di quel dato fenomeno fosse intrinsecamente inaccessibile agli esseri umani a causa della loro natura, purtroppo per i credenti, anche in quel caso l'ignoranza non implicherebbe l'esistenza di alcun dio.

Assumere in modo dogmatico l'esistenza di un essere immaginario sovrannaturale (qualunque cosa esso sia) pretendendo così di spiegare un fenomeno che attualmente (o potenzialmente) nessuno sa come funzioni realmente, di certo non rappresenta una spiegazione soddisfacente, semmai è un atteggiamento stupido e infantile, del tutto inutile per accrescere la conoscenza umana.

Vale la pena di ricordare un celebre argomento del barone d'Holbac: «La natura, voi dite, è del tutto inesplicabile senza un Dio. In altri termini, per spiegare ciò che capite ben poco, avete bisogno di una causa che non capite affatto».

In conclusione, l'ignoranza non implica l'esistenza di Dio, mentre la presunta esistenza di Dio non contribuisce a diminuire la nostra ignoranza, semmai l'incrementa.

Infatti, introdurre ipotesi ad hoc, ricorrendo a fantomatici esseri metafisici, di certo non è la via corretta per indagare i fenomeni dell'universo.

Com'è ben noto dalla storia, una dilagante fede in Dio non ha condotto l'umanità alla conoscenza ma all'oscurantismo.

7) L'argomento dell'indimostrabilità: la scienza non riesce a dimostrare che Dio non esiste, quindi Dio esiste.

«Poiché conoscere la logica permette di cogliere persino Dio in fallo, non c'è da stupirsi che l'insegnamento di questa disciplina sia spesso stato ritenuto un'opera del Demonio» Piergiorgio Odifreddi

Il credente è convinto che con la scienza, o più in generale ricorrendo ad un approccio logico-razionale, non si possa dimostrare che Dio non esiste, ma anche in questo caso le cose non stanno esattamente così.

Infatti, come sostenne già David Hume, per dimostrare l'impossibilità dell'esistenza di un essere ipotetico è sufficiente supporre per assurdo che quell'essere esista e derivare una contraddizione, sempre se non si vuole affermare che un essere logicamente contraddittorio possa esistere, che sembrerebbe una posizione del tutto irragionevole.

Ma per tentare una reductio ad absurdum relativa all'inesistenza di Dio, per prima cosa, serve una sua definizione puntuale sulla quale poter produrre delle inferenze logiche.

Pretendere che si riesca a dimostrare l'esistenza (o l'inesistenza) di Dio senza neanche degnarsi di dare una definizione decente del concetto di Dio, o perlomeno quali siano le proprietà/capacità che lo caratterizzano, è davvero fuori dalla portata di ogni essere senziente, per quanto intelligente esso sia, fosse anche l'onnipotente Dio dei cattolici.

Se qualcuno ci chiedesse di dimostrare l'inesistenza del dio Zwyxk, senza specificare minimamente chi o che cosa sia, come si potrebbe pensare che l'impresa sia possibile?

Eppure con Dio è proprio questo che accade.

Interrogando i credenti si scopre che la maggior parte di loro non ha la più pallida idea di che cosa sia Dio e non sanno neanche darne una definizione ben posta!

I più si costruiscono una definizione prettamente soggettiva, che non ha alcun valore universale, in quanto può addirittura cozzare con la personalissima concezione degli altri credenti, che però sostengono di credere nell'esistenza del medesimo dio!

Solitamente, le definizioni più puntuali, quando vengono specificate con maggior esattezza, conducono a contraddizioni che implicano l'impossibilità logica dell'esistenza di un essere siffatto, quindi, una volta imparata la lezione della Scolastica, i credenti hanno capito che è sempre bene rimanere sul vago quando si arrangia una definizione di Dio.

Ancor meglio è non definirlo affatto, lasciando in essere solo un concetto fumoso e mutevole.

In questo modo il credente vince sempre, perché qualora una definizione fosse logicamente inconsistente, non dovrebbe far altro che rigettare la dimostrazione che prova la contraddittorietà della sua definizione di Dio, sostituendo immediatamente ciò che aveva precedentemente sostenuto con un'altra definizione, magari ancora più fumosa o contorta, tipo la gettonatissima: «Dio è amore».

Per amor della logica confutiamo, una volta per tutte, tale concezione di Dio.

Consultiamo la Sacra Bibbia edizione CEI Salmi 136:

1Alleluia.
Lodate il Signore perché è buono:
perché eterna è la sua misericordia.
2 Lodate il Dio degli dei:
perché eterna è la sua misericordia.
3 Lodate il Signore dei signori:
perché eterna è la sua misericordia.
4 Egli solo ha compiuto meraviglie:
perché eterna è la sua misericordia.
5 Ha creato i cieli con sapienza:
perché eterna è la sua misericordia.
6 Ha stabilito la terra sulle acque:
perché eterna è la sua misericordia.
7 Ha fatto i grandi luminari:
perché eterna è la sua misericordia.
8 Il sole per regolare il giorno:
perché eterna è la sua misericordia;
9 la luna e le stelle per regolare la notte:
perché eterna è la sua misericordia.
10 Percosse l'Egitto nei suoi primogeniti:
perché eterna è la sua misericordia.
11 Da loro liberò Israele:
perché eterna è la sua misericordia;
12 con mano potente e braccio teso:
perché eterna è la sua misericordia.
13 Divise il mar Rosso in due parti:
perché eterna è la sua misericordia.
14 In mezzo fece passare Israele:
perché eterna è la sua misericordia.
15 Travolse il faraone e il suo esercito nel mar Rosso:
perché eterna è la sua misericordia.
16 Guidò il suo popolo nel deserto:
perché eterna è la sua misericordia.
17 Percosse grandi sovrani
perché eterna è la sua misericordia;
18 uccise re potenti:
perché eterna è la sua misericordia.
19 Seon, re degli Amorrei:
perché eterna è la sua misericordia.
20 Og, re di Basan:
perché eterna è la sua misericordia.
21 Diede in eredità il loro paese;
perché eterna è la sua misericordia;
22 in eredità a Israele suo servo:
perché eterna è la sua misericordia.
23 Nella nostra umiliazione si è ricordato di noi:
perché eterna è la sua misericordia;
24 ci ha liberati dai nostri nemici:
perché eterna è la sua misericordia.
25 Egli dà il cibo ad ogni vivente:
perché eterna è la sua misericordia.
26 Lodate il Dio del cielo:
perché eterna è la sua misericordia.

Ora, qualunque cosa sia Dio, di sicuro Dio non è amore. Punto.

Cosa dite? Il testo sacro dev'essere interpretato, si tratta di una allegoria, la traduzione non è fedele... Già, proprio così, la Bibbia è divinamente ispirata fin quando è utile che sia così, quando invece non lo è più, allora serve l'interpretazione.

E va bene, assumiamo per vero che Dio sia amore e vediamo dove ci conduce questa definizione.

L'amore è un sentimento, ed i sentimenti sono delle complesse interazioni chimico-fisiche.

Cosa ne dovremmo dedurre, che Dio è una reazione chimico-fisica che avviene nella nostra testa?

Se così fosse, Dio sarebbe una sorta di epifenomeno dovuto all'attività del nostro cervello scaturito a causa di fenomeni di tipo chimico-fisico, che s'innescano per cause ambientali esterne a noi...

un po' come quando incontriamo un altro essere umano e ci innamoriamo, mentre il nostro amico/a non prova assolutamente nulla per quella/l ragazza/o!

Tutto ciò è molto interessante, ma implica che Dio esiste solamente nella nostra mente, in particolare in quella di chi crede, così come il sentimento d'amore si manifesta soltanto in quella dell'innamorato, ovvero non esiste nel mondo reale ma solo nel mondo del pensiero.

Una posizione non troppo dissimile da quello che sostengono da sempre gli atei.

Perbacco che disastro! "Dio è amore" implica che Dio non esiste per tutti nel mondo reale, ma è solo una sentimento personale e soggettivo!

Ah certo, ora Dio non è più amore è qualcos'altro, giusto?

Ad esempio: «Dio è». Ah davvero? E perché non «Dio ha»? A me piace di più la seconda, no?

Quindi, dal punto di vista logico è possibile provare la non esistenza di X (o in modo duale l'esistenza) derivando una contraddizione dalla negazione dell'assunto iniziale, quindi supponendo che X esista (o che X non esista).

Se poi l'ipotesi dell'esistenza di quell'essere si rivela contraddittoria, allora quell'essere non esiste, in quanto già a livello logico è stata appurata l'impossibilità della sua esistenza.

Se però ciò non avviene, ovvero non si riesce a derivare una contraddizione né dall'ipotesi di esistenza né dalla non esistenza, ciò non implica necessariamente l'esistenza (o la non esistenza) di quell'essere anche nel mondo reale.

Entrambi gli scenari restano possibili nel mondo della realtà.

Ora, se però si riuscisse a dimostrare in modo logico l'esistenza di un essere, derivando una contraddizione dall'assunto della sua non esistenza (che è quello che vorrebbero i credenti), in quel caso ciò non implicherebbe l'esistenza nel mondo reale, ma solo la certezza dell'esistenza nel mondo del pensiero e la rispettiva possibilità teorica dell'esistenza nel mondo fisico.

Perché? È molto semplice: l'esistenza nel mondo reale ha bisogno di evidenze empiriche.

È possibile dimostrare empiricamente che una cosa esiste?

Certo, basta trovarla, avvistarla o misurarla!

Capite quindi che per dimostrare empiricamente che un essere che può esistere in teoria, nella realtà, non esiste, bisognerebbe frugare ogni angolo dell'universo al medesimo istante temporale, ammesso che sia possibile e che quello che ho appena detto abbia un senso fisico.

Il che, in qualunque caso, è del tutto improponibile.

Ma badate bene, questo argomento sussiste per qualsiasi personaggio immaginario logicamente non contraddittorio.

Ne segue che l'atteggiamento corretto da tenere è assumere che un essere immaginario non esiste fino a prova contraria, ovvero fino alla sua effettiva manifestazione, altrimenti l'universo dovrebbe pullulare di mostri immaginifici che svaniscono immediatamente soltanto grazie alla formulazione della dimostrazione della loro inesistenza, il che sarebbe molto stravagante!

Quindi, nel mondo reale, non è che Dio esiste fino a prova contraria, bensì l'opposto, ovvero Dio, così come qualsiasi altro essere non contraddittorio del mondo dell'immaginazione (si pensi pure a Spiderman, ad Amon-Ra o all'Invisibile Unicorno Rosa), può esistere ma è molto, molto... molto improbabile che esista, e quindi assumiamo razionalmente che non esiste fin quando non si ha almeno un'evidenza empirica oggettiva che sancisca la sua esistenza.

A quel punto, e solo a quel punto, si potrà discutere se quell'essere fosse esistito già prima della nostra osservazione.

Il ragionamento è banale se applicato al bosone di Higgs.

La catena logica è la seguente: il bosone è stato concepito teoricamente in modo non contraddittorio, quindi la sua esistenza è fisicamente possibile, poi è stato osservato nel mondo reale quindi è stato provato che esisteva effettivamente, e così si è potuto riflettere sul fatto se fosse esistito o meno anche prima delle osservazioni.

Razionalmente, la stessa cosa deve avvenire anche con Dio, o con qualsiasi altro personaggio immaginario.

Non si può affermare che un essere immaginario esiste a priori nel mondo reale solo perché qualche essere umano s'illude della sua esistenza, altrimenti l'universo dovrebbe essere colmo dei mostri partoriti dalle menti di tutti i bambini impauriti che sono vissuti nel mondo, cosa che evidentemente non è, in quanto le nostre illusioni non hanno il potere di plasmare direttamente oggetti nella realtà.


8) L'argomento dell'orologiaio: tutto è stato creato, quindi Dio esiste.

«È strano: il fatto che noi ci siamo evoluti, banalmente, grazie alla selezione naturale offende moltissimo i fondamentalisti. La versione biblica secondo cui siamo stati creati da una manciata di fango, invece, non li turba minimamente».  John Allen Paulos

Il credente che cammina sulla spiaggia, ad un certo punto, trova un orologio.

Osservandolo, ne riconosce un'indubbia complessità che, ammette, non può essere frutto del caso.

Poi si guarda intorno e vede una complessità ancora maggiore, allora inferisce che così come l'orologio è stato creato, e quindi dev'essere esistito un creatore dell'orologio, allora anche tutto il resto è stato creato, in particolar modo l'uomo e/o l'universo, ergo Dio esiste.

Un ragionamento che fa acqua da tutte le parti.

In prima approssimazione possiamo ridurlo, senza perdere di generalità, al seguente motto: “tutto è stato creato quindi esiste un creatore”.

Così facendo si commette una petizione di principio, perché l'affermazione "tutto è stato creato" contiene già in modo implicito l'esistenza di almeno un creatore.

Ma anche se così fosse, chi ci assicura che l'eventuale creatore sia proprio quel Dio in cui crediamo e non un altro?

La premessa poi è già di per sé falsa.

Non è vero che tutto è stato creato, perché, con buona pace dei creazionisti, già l'uomo non è stato creato, ma si è evoluto.

Poco male, perché l'argomento può essere riformulato spostando la creazione sull'universo e non sull'uomo.

Ma anche in questo caso non c'è niente da fare per il credente!

Se fosse vero che l'universo è stato creato da un creatore di nome Dio, allora potremmo chiederci chi ha creato il creatore dell'universo? Un meta-creatore?

Ciò condurrebbe ad un regresso all'infinito di meta-meta-...-creatori, del tutto ridicolo.

Ora il credente potrebbe affermare che Dio non è stato creato ma è sempre esistito.

Ma allora perché la stessa posizione non potrebbe valere per l'universo?

Il credente potrebbe ribattere che una simile complessità non può che essere scaturita da un progetto intelligente.

Ma un simile essere in grado di realizzare una simile complessità, che tipo di complessità dovrebbe manifestare a sua volta?

Perché per spiegare un certo tipo di complessità (quella dell'universo) se ne somma dell'altra (universo + complessità di dio)?

Perché aggiungere domande su domande che scaturiscono inevitabilmente dall'aggiunta di un'ipotesi arbitraria che ci appare sovrabbondante?

Il credente, di solito, è ignaro del fatto che l'attuale complessità, in realtà, potrebbe essere scaturita da poche leggi fondamentali, che hanno interagito per un lungo periodo di tempo.

Poche e semplici regole sono poste alla base del “Gioco della vita”, un automa cellulare sviluppato dal matematico inglese John Conway sul finire degli anni sessanta, che a dispetto della semplicità delle sue regole consente di generare dinamiche di complessità arbitraria.

In particolare, si può dimostrare che l'automa cellulare del  “Gioco della vita” è potente tanto quanto un qualunque computer con memoria infinita, ovvero è Turing equivalente.

Alcuni fisici/matematici iniziano a congetturare che lo stesso universo non sia altro che un automa cellulare.

Quello che vediamo noi oggi, e che ci sembra inspiegabile, potrebbe essere l'effetto cumulato di miliardi, di miliardi... di miliardi d'interazioni avvenute durante un intervallo di tempo enorme, ma in realtà ognuno di quei piccoli passi che ha consentito di scalare la montagna della complessità, era estremamente semplice ed essenziale.

Lo stesso principio è alla base della teoria dell'evoluzione, che purtroppo per i creazionisti è sempre più corroborata, anche grazie agli studi relativi alla genetica.

In definitiva, potremmo ritenere che le regole dell'ipotetico automa cellulare dell'universo lo caratterizzino in modo intrinseco, determinandone tutte le dinamiche senza alcuna necessità di ricorrere all'ipotesi di dio. 

9) L'argomento dell'autorevolezza: la maggior parte degli scienziati è credente, quindi Dio esiste.

«La scienza non ha fatto progressi che dopo aver eliminato Dio». Pierre-Joseph Proudhon

I credenti sono soliti affermare che i più grandi scienziati erano/sono credenti, quindi concludono che Dio esiste.

Per prima cosa, Dio non esiste per principio di autorità. Anche se l'uomo più intelligente della terra (che per inciso è stato un certo William James Sidis con un QI stimato di 254 punti) affermasse che Dio esiste, la realtà dell'esistenza o meno di Dio non verrebbe scalfita minimamente (per inciso Sidis era ateo).

Detto questo, bisogna tenere in considerazione che la scienza moderna, contrariamente a quanto si pensa, si è sviluppata solo negli ultimi secoli: prima di Galileo non esistevano i metodi posti alla base della moderna scienza, ed i criteri di scientificità di una teoria, il più famoso dei quali è quello della falsificabilità enunciato da Popper, sono del Novecento.

Un tempo, quando la scienza non era ancora in essere e quando dichiarare il proprio ateismo avrebbe comportato l'accensione di un bel falò, la maggior parte degli scienziati affermava di credere in una qualche concezione di Dio, che non necessariamente s'identificava con quella del cattolicesimo.

Molti dei presunti scienziati che i credenti portano in modo fazioso dalla loro parte, in realtà, o non credevano in Dio ma non potevano ammetterlo, o se credevano di certo non avevano in mente un essere come quello immaginato dal tipico membro indottrinato dalla Chiesa Cattolica.

Uno su tutti, forse il più famoso, è Albert Einstein.

Egli non credeva assolutamente in Dio (quello con la D maiuscola), tant'è che in un suo famoso aforisma arrivò ad affermare che: «per essere l'immacolato componente di un gregge, prima di tutto bisogna essere una pecora».

E ancora: «Io non credo in un Dio personale e non ho mai negato questo fatto, anzi, ho sempre espresso le mie convinzioni chiaramente. Se qualcosa in me può essere chiamato religioso è la mia sconfinata ammirazione per la struttura del mondo che la scienza ha fin qui potuto rivelare».

E nel caso non dovesse esser chiaro: «Per me, la parola Dio non è niente di più che un'espressione e un prodotto dell'umana debolezza, e la Bibbia è una collezione di onorevoli ma primitive leggende, che a dire il vero sono piuttosto infantili. Nessuna interpretazione, non importa quanto sottile, può farmi cambiare idea su questo. Per me la religione ebraica, come tutte le altre, è un'incarnazione delle superstizioni più puerili».

Il noto fisico "credeva" invece nell'esistenza di un ordine naturale, che l'uomo avrebbe potuto cogliere attraverso la ragione e l'osservazione, questo era il dio di Einstein (semplificando al massimo il concetto), egli aveva un approccio spinoziano, se preferite, che cozza prepotentemente con l'idea comune di Dio, in particolar modo con la Divinità di quelli che si abbeverano alla fonte della Sacra Bibbia.

Al giorno d'oggi le statistiche ci mostrano che al crescere delle conoscenze scientifiche (stranamente!) la percentuale degli atei sale, fino a raggiungere il picco massimo nell'élite degli scienziati della National Academy of Sciences, dove solo il 7% afferma di credere in un dio personale.

Finita l'epoca dei falò, la stragrande maggioranza degli scienziati non crede in Dio e può anche dichiararlo pubblicamente.

Inoltre più un essere umano studia la scienza, e quindi si avvicina alla comprensione dei meccanismi dell'universo, più diventa ateo. Chissà perché?  

10) L'argomento del miracolato: i miracoli avvengono, quindi Dio esiste.

«Tutti i racconti di miracoli, di cui l'antico e il nuovo testamento sono colmi, sono adatti solo a impostori che predicano e a stolti che credono». Thomas Paine

«Esistono delle regole che ci vietano di confidare in un miracolo. È assurdo pensare di potersi ritrovare un giorno improvvisamente colti se non si è mai letto un libro, oppure rispettati quando ci si è sempre comportati ingiustamente. Questi sono miracoli che non possono accadere, così come dal giallo con l'azzurro nascerà sempre il verde, e non il rosa o il marrone. Il verde è matematico» Roberto Citran

La questione inerente i miracoli è il classico cavallo di battaglia dei credenti, che in realtà si rivela un cavallo di Troia in grado di smentire le loro stesse illusioni.

Ma che cos'è un miracolo per la religione cattolica?

Leggiamo la definizione dal dizionario Treccani: «fatto sensibile straordinario, fuori e al di sopra del consueto ordine della natura, operato da Dio direttamente o per l’intermediazione di una creatura [...] per definizione teologica i miracoli possono essere attribuiti soltanto a Dio».

Ciò detto, va da sé che il credente sosterrà che siccome i miracoli esistono allora esiste anche Dio, perché solo Dio può compierli.

Ma un simile argomento è chiaramente fallace poiché, posto per ipotesi che i miracoli accadano realmente, non è affatto necessario che sia Dio a compierli.

Potrebbe altresì darsi che vi sia una razza alinea tecnologicamente avanzata che si diverta ad intromettersi nelle vicende umane.

Ed una simile ipotesi, per quanto assurda e stravagante, sarebbe addirittura più plausibile del postulare l'esistenza di un essere onnipotente!

Figuriamoci poi se una simile logica venisse applicata nei tribunali: «siccome non sappiamo ricostruire la vicenda, sentenziamo ad arbitrio che il colpevole dell'omicidio è Dio e lo condanniamo all'ergastolo!».

Eppure per i (presunti) miracoli accade proprio questo: nessuno ha la più pallida idea di chi sia l'autore, eppure c'è chi afferma con convinzione che sia il proprio dio immaginario a compierli.

Tutto ciò dando per scontato che i miracoli accadano effettivamente, una cosa sulla quale è lecito nutrire forti dubbi.

L'esistenza dei miracoli, infatti, si può attaccare facilmente sia sul piano logico che su quello empirico.

Ad esempio, se si suppone che Dio può intercedere compiendo opere miracolose grazie alla sua onnipotenza, allora non si capisce perché, nella sua infinita bontà, abbia scelto di non intervenire in occasioni clamorose come gli stermini avvenuti nei Lager nazisti, mentre invece si lasci intenerire sporadicamente da qualche credente che si reca in pellegrinaggio in un luogo sacro.

Cos'è, forse per il buon Dio il dolore di milioni di esseri umani conta di meno di quello di qualche singolo individuo?

Quindi, se può intervenire, Dio approva i massacri, mentre se non può intervenire, i miracoli non esistono.

In altre parole, le cose son due: o Dio è un nazista di quelli convinti, e quindi non è buono, o non è onnipotente... o forse son tre e, molto più semplicemente, Dio non esiste.

Vale la pena di ricordare l'argomento di Epicuro:

«La divinità o vuol togliere i mali e non può, oppure può e non vuole o anche non vuole né può o infine vuole e può. Se vuole e non può, è impotente; se può e non vuole, è invidiosa; se non vuole e non può, è invidiosa e impotente; se vuole e può, donde viene l’esistenza dei mali e perché non li toglie?».

Empiricamente parlando, invece, è facile osservare che i presunti miracoli sono sempre "miracoli" fisicamente possibili e, guarda caso, i cosiddetti miracolati guariscono sempre da mali curabili.

Mai accade che un vecchio malato torni giovane e sano, mai che un uomo paralizzato cominci a volare, mai che una chiesa medioevale non crolli subendo una scossa del nono grado della scala Richter o che un'ostia consacrata si trasformi in un drago volante sputa-fuoco...

Da un punto di vista razionale, l'esistenza di un evento soprannaturale è un concetto già di per sé contraddittorio, in quanto nell'universo non può esistere alcun evento che non sia naturale.

Se qualcosa accade, infatti, già per il fatto di essere avvenuto, significa che ha operato all'interno delle leggi di natura.

Il fatto che si manifesti un fenomeno rispetto al quale gli esseri umani, in un dato momento, non sono ancora in grado di fornire una spiegazione soddisfacente, non significa affatto che vi sia un intervento divino.

L'appellarsi al miracolo è soltanto una esplicita professione d'ignoranza rispetto alle leggi che regolano il funzionamento della natura.

Così come ciò che ai nostri occhi appare "normale" sarebbe stato considerato miracoloso 1000 anni fa, ciò che oggi ci sembra miracoloso apparirà "normale" tra 1000 anni.

Mirco Mariucci

10 commenti:

  1. Condivido in pieno l'articolo, ma mi sembra che il punto 8 sia un po' più difficile da confutare... C'è scritto: "Perché la stessa posizione non potrebbe valere per l'universo?". Da quel che so, perché l'universo ha un'età (circa 13,7 miliardi di anni), è in espansione e non è infinito, ci sono quindi due possibilità:
    - ammettiamo che abbia avuto un'origine, cioè che l'informazione e l'energia presenti in esso siano nate da qualcosa di precedente. Ma a sua volta quella cosa dovrebbe essere nata da qualcosa di precedente e così via all'infinito, quindi dovremmo attribuirle per forza la caratteristica di eterno. Ma ciò che è eterno rimane sempre invariato (compreso l'ipotetico nulla), altrimenti ci vorrebbe di nuovo un'origine, un motore primo della variabilità, e saremmo al punto di partenza. Quindi dovremmo considerare come unica spiegazione una sorta di "intelligenza" interna a quel qualcosa, che abbia fatto variare la sua condizione iniziale di "non creatore" in quella di "creatore", dando origine all'universo in un modo che ancora non conosciamo. Tutto ciò sarebbe in fin dei conti Dio.
    -mettiamo il caso che energia e informazione siano sempre esistite, anche prima dell'inflazione, tempo di cui non sappiamo niente di certo. Ma così sarebbero eterne e dovrebbero rimanere sempre uguali a se stesse e nella stessa condizione, quindi "qualcosa" deve aver dato origine in un certo istante all'inflazione e di conseguenza all'espansione dell'universo che vediamo oggi.
    In entrambi i casi sembra non solo possibile ma addirittura necessario un intervento esterno, di creatore o solo di "Demiurgo". Questo è ben lontano dal sostenere gli dei a immagine e somiglianza dell'uomo delle varie religioni, o la vita dopo la morte, o altri dogmi, ma una certa idea di "Dio" (non qualcuno da pregare per avere favori), in seguito alla scoperta del Big Bang non è poi tanto assurda, anzi è l'unico modo di giustificare il fatto che le leggi dell'universo sono costanti e, appunto, universali, un problema al quale non ho mai visto un'altra risposta convincente. Date le mie scarse conoscenze in materia, mi interesserebbe sapere cosa ne pensa al riguardo, Utopia Razionale.

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    1. e invece è infinito.... infatti nel punto di singolarità, dove spazio e tempo convergono, nessuna misurazione reale è possibile; i 13 miliardi di anni li si contano da quando lo spazio/tempo hanno iniziato ad esistere, ma non c'è un prima perchè per parlare di prima e dopo deve esistere il tempo. E' un po difficile da immaginare ma è così

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  2. " Ma a sua volta quella cosa dovrebbe essere nata da qualcosa di precedente e così via all'infinito, quindi dovremmo attribuirle per forza la caratteristica di eterno. Ma ciò che è eterno rimane sempre invariato (compreso l'ipotetico nulla), altrimenti ci vorrebbe di nuovo un'origine, un motore primo della variabilità, e saremmo al punto di partenza. "

    Intanto prima del bib bang il temp non esisteva. E poi eterno non vuol dire esente da variazioni.

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  3. se il tempo non esisteva prima del bigbang allora il tempo E' la causa dell' inflazione ;-)

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  4. Non perdo tempo a confutare l'antico, fasullo dilemma se dio esiste oppure no, in quanto appartiene a quelle affermazioni, che non si possono dimostrare né vere nè false con la dialettica. Propongo invece il pensiero di un saggio Cinese, il quale, alla domanda "Dio esiste?" rispose: " Se ti dico di sì, farai un errore. Se ti dico di no, farai un'altro tipo di errore.

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    1. Lo credo anch'io, infatti la mia domanda non era "esiste Dio?" ma "è necessario un Dio con quello che sappiamo oggi?", in quanto questo punto fondamentale (spessisimo vedo credenti "difendere" il loro credo con questo) è stato un po' trascurato nell'articolo.

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  5. Io ho trovato interessanti gli studi di Malanga e di Biglino.

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  6. la religione serve agli uomini per non farli sentire soli, punto.
    dio è pura invenzione, basta con questo continuo indottrinamento.

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  7. Certo che se dio esiste non c'è bisogno di crederci.
    Ad esempio, se io vengo assunto dal signor x, proprietario di negozio di mobili, non dico: credo che il signor x sia il mio capo.
    So benissimo che lui è il mio capo, non ho bisogno di crederci, lo so, è, per me, una certezza.
    Riguardo ai miracoli.
    Se dio ci volesse veramente bene, non guarirebbe un povero cristo ogni milione che si affida al miracolo.
    Mi pare evidente, vista la casualità e l'irrazionalità dei presunti miracoli, che questi esulino da un vero e proprio percorso logico di fede.
    Ammettendo che i miracoli siano veramente accaduti, anche solo uno, quello che bisognerebbe indagare è come questo sia potuto succedere e come questo fenomeno abbia la possibilità di ripetersi in modo tale che anche altre persone, che si trovano in situazioni analoghe, ne possano usufruire.
    Magari è un fenomeno di autosuggestione che “movimenta” tutta una serie di risorse interne, che in determinate situazioni, riescono a innescare una risposta fisiologica tale da portare alla remissione della patologia.
    Per quanto mi riguarda, è li che si ci dovrebbe concentrare e non sul miracolo di un dio capriccioso che guarisce in modo illogico, elargendo la sua benevolenza solo su un numero ristrettissimo di “meritevoli”.

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  8. La teologia si inventa un Dio gli da degli attributi di onnipotenza, trascendenza, onniscenza,buono ecc ecc ma non sappiano noi tutti indistintamente se ha queste caratteristiche, è una nostra idea su Dio perché non lo conosciamo come si conosce una persona, potrebbe anche non esistere questo non celo direbbe nessuno. Allora quando si parla di Dio, è una nostra invenzione....come dice Socrate....sappiamo di non sapere.

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